L’arte in Romagna è un viaggio tra epoche e stili diversi che hanno contribuito alla storia di questa terra.
Solamente nella città di Ravenna si trovano otto monumenti Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco tra edifici e mosaici paleocristiani e bizantini.
Tra questi ci sono i Battisteri degli Ortodossi e degli Ariani,
il complesso della Basilica di San Vitale con il Mausoleo di Galla Placidia, le Basiliche di Sant’Apollinare Nuovo e Sant’Apollinare in Classe.
Per gli amanti dell’arte che vogliono conoscere gli straordinari tesori della Romandiola (“piccola Roma”, da cui il nome Romagna) Ravenna, capitale dell’Impero Romano d’Occidente e del regno degli Ostrogoti, è la porta principale, ma non l’unica.
Lungo la via Emilia una serie di piccole e medie città, tutte di origine romana, condividono la stessa storia. Uscite dall’Alto Medioevo come liberi Comuni e poi come Signorie in lotta tra loro, hanno vissuto i fasti del Rinascimento e portano le tracce di questo periodo di splendore. Rocche, centri storici, piazze e chiese importanti risalgono a quest’epoca, che vide operare anche grandi artisti come Marco Palmezzano e Melozzo da Forlì.
Al Seicento e al Settecento, con la Romagna tornata sotto il dominio della Chiesa, risalgono le esperienze artistiche del Manierismo e soprattutto del Barocco, diffusi nell’arte e nell’architettura sacra quale riflesso della Roma dei Papi e della Controriforma.
Il periodo napoleonico portò, assieme ai rivolgimenti politici e sociali, lo stile Neoclassico, che attecchì stupendamente in questa terra: in particolare a Faenza, che conserva tuttora, all’interno dello splendido Palazzo Milzetti, il “Museo Nazionale dell’Età Neoclassica in Romagna”. Durante il Risorgimento la Romagna dialogò con le correnti artistiche nazionali ed europee e sviluppò una straordinaria capacità di produzione e di interpretazione artistica.
Durante il Novecento l’architettura del ventennio, definita “Razionalista”, connotò di sé molte città romagnole.
L’esempio più notevole dal punto di vista artistico è però forse il monumento a Francesco Baracca, a Lugo, opera dello scultore faentino Domenico Rambelli.
Culla di grandi opere d’arte e artigianato, la Romagna ospita Faenza, in tutto il mondo sinonimo di ceramica e oggi sede del Museo Internazionale delle Ceramiche e di Ente Ceramica Faenza.
Già cinque secoli fa le manifatture faentine erano un riferimento fondamentale per la produzione ceramica europea. La ceramica faentina per eccellenza è la maiolica, che si realizza rivestendo l’oggetto in biscotto (ovvero l’argilla foggiata e sottoposta a cottura alla temperatura di 950 gradi circa) con uno smalto bianco vetroso a base di stagno detto appunto maiolica.
A favorire la produzione di ceramica sono state le caratteristiche dei tipi di argille reperibili nelle acque del fiume Lamone.
Lungo il fiume Lamone, nei territori tra Bagnacavallo e Mezzano, si è sviluppata nel tempo un’importante artigianalità legata all’intreccio delle erbe palustri e alla creazione di manufatti legati alla natura e alla cultura dell’ambiente fluviale. L’Ecomuseo delle erbe palustri a Villanova di Bagnacavallo racconta questa importante forma di artigianato diventata tra Ottocento e Novecento una delle principali imprese economiche della zona.
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