I millenari luoghi dello spirito
Tra antichi monasteri, pievi millenarie e abbazie monumentali, sulle tracce delle radici storiche di una terra crocevia di scambi e differenti culture, si aprono diversi percorsi capaci di rispondere all’intima sete di bellezza e contemplazione che da sempre abita l’uomo. Avvolti in penetranti silenzi e atmosfere rarefatte, circondati da suggestivi paesaggi agresti che si perdono all’orizzonte, i luoghi dello spirito esercitano un profondo richiamo sull’anima e testimoniano un tratto importante dell’identità di queste zone.
Dalla via Emilia fino alla costa, all’interno dell’antica centuriazione romana, numerose pievi romaniche punteggiano la pianura, disegnando un itinerario storico, artistico e antropologico di grande interesse. Una delle meglio conservate è quella di San Pietro in Sylvis di Bagnacavallo: edificata nel VII secolo lungo la via dei Romei, la via millenaria che accompagna i pellegrini verso Roma, conserva affreschi trecenteschi attribuiti a Pietro da Rimini. La Pieve di Campanile a Santa Maria in Fabriago di Lugo, con una splendida torre cilindrica che domina la campagna circostante da oltre mille anni, è un luogo di grande fascino per entrare in connessione con le radici culturali e religiose della Bassa Romagna.
Molto caratteristica nella sua struttura architettonica è la Pieve di Santo Stefano a Barbiano di Cotignola, che sorge sul retro dell’omonima chiesa neoclassica e sui resti di una costruzione risalente
al 900 d.C. di cui oggi non restano tracce evidenti. Risalenti entrambe all’VIII secolo sono, nel territorio di Russi, la bellissima Pieve di Santo Stefano in Tegurio a Godo e la Pieve di San Pancrazio. Un piccolo gioiello in stile deutero-bizantino è anche la Pieve di Santo Stefano a Pisignano di Cervia, con varie opere da ammirare sia all’interno che all’esterno.
Salendo sulle colline di Brisighella, circondata dagli ulivi, si trova la Pieve di San Giovanni in Ottavo, detta del Tho, la più antica della valle del Lamone. Meravigliosa nella sua essenzialità, custodisce numerosi reperti archeologici rinvenuti durate recenti scavi e lavori di restauro. Mentre a due chilometri da Casola Valsenio, l’Abbazia di Valsenio, fondata dai monaci benedettini intorno all’anno Mille, domina l’intero paesaggio con la sua mole possente.
Crediti fotografici
1. La Pieve di Santo Stefano a Cotignola, arch. Unione dei Comuni della Bassa Romagna
2. Grappoli di Terrano, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
3. La Pieve Tho a Brisighella, arch. Unione della Romagna Faentina
4. L’Abazzia di Valsenio a Casola Valsenio, arch. Unione della Romagna Faentina
5. La Pieve di Campanile a Santa Maria in Fabriago di Lugo, arch. Unione dei Comuni della Bassa Romagna
Nel piatto – I dolci tipici romagnoli
Il dolce più conosciuto è la ciambella romagnola, senza buco e con forma larga e bassa. In passato parte della colazione di Pasqua, ha un impasto duro, è coperta di zuccherini e profuma di scorza di limone e anice, ma sono diverse le ricette tramandatesi nel tempo di famiglia in famiglia. Molto antiche sono anche le mistocchine, dolci a base di farina di castagne, acqua e sale.
Tipico di Bagnacavallo è il Dolce di San Michele, legato alla Sagra del patrono (29 settembre). Ne esiste una ricetta in un testo del 1500 custodito nella biblioteca comunale: gli ingredienti sono panna cotta, uova, zucchero, noci, mandorle e pinoli. L’autunno è tempo anche del Savor, antica marmellata con mosto d’uva e mele cotogne, e dei Sugal, budini realizzati con mosto d’uva, farina e altri ingredienti poveri. A Fusignano i Corelli e i Violini di Corelli sono deliziosi biscotti artigianali che omaggiano il famoso concittadino Arcangelo Corelli.
Nel calice – La Romagna Cagnina DOC
Da gustare fresca di vendemmia e simbolo di allegria e convivialità tipicamente romagnole, la Cagnina viene prodotta dalle uve del vitigno Terrano. Di questo vino si parla fin dall’epoca bizantina, quando i primi vitigni arrivano dall’Istria in occasione dell’importazione di pietra calcarea usata per costruire chiese, battisteri e monumenti storici del ravennate. Il nome pare derivi dalle caratteristiche leggermente aspre di quest’antico vitigno, che “morde” il palato.
Con un colore rosso violaceo e un odore vinoso, la Cagnina è un vino dal sapore dolce, un po’ tannico e leggermente acidulo. E’ ideale per accompagnare durante i mesi più freddi castagne arrosto, formaggi, ma anche crostate, ciambelle appena sfornate e i dolci tradizionali della pianura ravennate.
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