Faenza, la capitale internazionale della ceramica artistica

Faenza, la capitale internazionale della ceramica artistica

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Nella culla delle maioliche d’autore

Nota in tutto il mondo come la Città della Ceramica tanto da diventare in molte lingue, tra cui il francese (Faïence) e l’inglese (Faience), il nome con cui si indica la maiolica, Faenza è un riferimento assoluto per questa produzione. Anche se i primi manufatti per uso domestico risalgono a poco dopo l’anno Mille, è tra la fine del ‘300 che gli artigiani locali iniziano ad affinare la tecnica, introducendo nelle decorazioni motivi rinascimentali come l’istoriato per giungere nella seconda metà del XVI secolo a un nuovo stile: i Bianchi di Faenza.

A distanza di secoli le maioliche continuano a rappresentare una delle principali attrazioni turistiche della città manfreda e sono diversi i percorsi che si aprono per chi vuole tuffarsi in un mondo in cui la sensibilità artistica si mescola a una grande sapienza artigianale e a una profonda conoscenza delle diverse culture del mondo.

Punto di partenza è sicuramente il Museo Internazionale delle Ceramiche, vero e proprio polo culturale di riferimento a livello mondiale con un patrimonio di oltre sessantamila opere dal 4000 a.C. a oggi, con esempi che vanno dall’estremo Orien te fino alle Americhe, a cui si affianca una ricca sezione dedicata alle cera miche faentine. Accanto a preziosi archivi fotografici e documentari si trovano un laboratorio di restauro e il laboratorio didattico “Giocare con la ceramica” ideato da Bruno Munari.

Ma in città si trovano anche altre collezioni di pregio legate alle figure di alcuni artisti di grande valore: il Museo Carlo Zauli, la Fondazione Guerrino Tramonti, il Museo Riccardo Gatti e il Museo Leandro Lega. Lungo gli stretti vicoli del centro storico sono attive decine di botteghe artigiane di ceramica e diversi sono i laboratori che consentono ai visitatori di sperimentare direttamente il processo creativo, plasmando l’argilla con le proprie mani: il modo migliore per capire le tecniche tradizionali e moderne di lavorazione della maiolica faentina.

Oggetti in maiolica d’uso quotidiano nella Faenza del Cinquecento compaiono anche in alcuni dipinti custoditi nella Pinacoteca Comunale, che con la più importante rassegna d’arte in Romagna dal Medioevo al Novecento rappresenta un luogo di grande fascino così come Palazzo Milzetti, sede del Museo nazionale dell’età neoclassica in Romagna.

Crediti fotografici

1. Decoro a Palmetta Persiana, arch. Unione della Romagna Faentina
2. Un calice di Romagna Centesimino Oriolo Doc, arch. Torre di Oriolo
3. Lo Scalogno di Romagna Igp, arch. Unione della Romagna Faentina
4. Un laboratorio didattico, arch. MIC Faenza
5. Il Museo internazionale delle Ceramiche, arch. MIC Faenza

Nel piatto – Lo Scalogno di Romagna Igp

Diffuso in provincia di Ravenna nei comuni di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme e Solarolo, lo Scalogno di Romagna IGP è il bulbo cipollino della specie Allium ascalonicum. Originario di Ascalon, città dell’antica Palestina a cui deve il nome, giunge in Europa con le migrazioni soprattutto dei celti, che ne diffondono la coltivazione.

Da sempre coltivato negli orti familiari della Valle del Senio e del Santerno, in passato è il pranzo dei braccianti agricoli, che con un pugno di bulbi di scalogno, pane raffermo e un fiasco di Sangiovese affrontano le fatiche della mietitura.

A metà strada tra aglio e cipolla, oggi ha largo utilizzo in cucina. Il suo sapore deciso ma piuttosto dolce ne fa l’ideale ingrediente di sughi e salse per paste asciutte, verdure e arrosti. Le foglie, raccolte verdi e tagliate fini, possono arricchire insalate miste.

Nel caliceIl Romagna Centesimino Oriolo DOC

Già coltivato sulle colline faentine nel XVII secolo, il Centesimino è riscoperto negli anni ’40 del Novecento, quando viene ritrovato nel giardino di una residenza nobile nel cuore di Faenza da Pietro Pianori. Le mura protettive del cortile salvano la vite dall’epidemia di fillossera che nei decenni precedenti distrugge la maggior parte dei vigneti d’Italia.

Piantato a Oriolo dei Fichi, il vitigno si diffonde nuovamente nella zona, ribattezzato con il soprannome del suo salvatore, chiamato affettuosamente Centesimino. Qui dalla vendemmia 2022 entra a far parte della DOC Romagna, ma oggi il vitigno è diffuso anche in altre aree del ravennate e del forlivese.

Vinificato in diverse versioni – spumante, rosè o rosso fermo, riserva, passito – il Centesimino ha un carattere particolare, in cui spiccano il bouquet floreale e le note speziate. Nella versione riserva è ottimo con la cacciagione da penna; il passito è una gioia con dolci al cioccolato.

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