Con l’opera
Alle origini del fiume Alamone
Geomantica geolocalizzata 44,52628-12,27781,
Luigi Berardi reinterpreta un concetto di antichi segni empirici di localizzazione
facendo uscire dall’erba una pietra di spungone che, come in uno scrigno, racchiude due pesci fossili.
Con l’avvento dell’estate si è riproposta la manifestazione “Un fiume di genti” e rinnovata l’idea di un’installazione artistica come omaggio al fiume Lamone. Un fiume benefico e bizzarro che, con un incessante lavoro millenario, si è scavato il letto fra rocce sedimentarie e ha contribuito portando limi a protendere la pianura in mare.
Da un’idea del Comitato Acqueterre, condivisa dalla Pro loco di Marina Romea, sostenuta e organizzata da Strada della Romagna, il 9 giugno gli argini erbosi del Lamone si sono animati al passaggio di podisti e bikers che hanno condiviso momenti conviviali alla foce, presso il Circolo Nautico di Marina Romea. In un clima festoso è stata installata sullo stradello che conduce al mare l’opera di Luigi Berardi, artista eclettico e poliedrico che, in modo originale e innovativo, ha dato forma a un’idea che coniuga il passato al futuro nella ciclicità delle leggi della natura che trasforma gli elementi senza distruggerli..
Berardi predilige vivere e lavorare in luoghi legati come l’anello di una catena all’acqua e alla terra, sa recuperare la memoria della terra e interpretarne i segni.
Nella sua opera, utilizzando lo spungone, ha reinterpretato un antico concetto di collocazione spaziale alla luce dei moderni segni di geolocalizzaione.
Lo spungone è una roccia arenaria calcarea di origine marina con depositi fossili, che affiora in una fascia in prossimità del Marzeno, affluente del Lamone, sin verso Bertinoro e nella sua tipicità racconta la storia geologica del territorio romagnolo.
Una roccia usata nei primi segni toponomastici, come simbolo di riferimento e, nel corso dei secoli, impiegata nella costruzione delle colonne dei templi e per basamenti di dimore e cattedrali.
Ritrovata fra materiali di risulta, come frammento di una colonna, ora questa pietra, dalla forma circolare, segnata dal tempo, spunta dall’erba vicino al Lamone e può dialogare col fiume che, nelle sue molteplici denominazioni, Amone, Anemo,
Alamone, riporta, secondo antiche credenze, a presenze di culti divini in un tempio sacro a Giove, venerato col nome di Ammone e al dio egizio Amon- Ra, adorato da una legione romana, costituita da Egiziani, nella zona della Pieve del Tho.
Ma nello scorrere del tempo i templi romani lasciano il posto alle pievi, le colonne si spezzano e giacciono sepolte e la terra le conserva con la loro memoria. Ora osservare la pietra ai confini del mare è come ripercorrere confini segnati da antiche mappe e ritrovare l’anima di un luogo atavico scelto seguendo il respiro della terra, è interpretare il pensiero dell’artista che segue sentieri di conoscenze ancestrali.A pochi passi dalla foce del fiume, esposta alla luce, al vento all’acqua, la pietra di spungone, in tempi non a misura d’uomo, si sgretolerà nel rispetto di un divenire ciclico e ritornerà alle origini del fiume Alamone.
Osiride Guerrini
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