La memoria nel paesaggio, segni vivi per non dimenticare

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Ricordare la guerra per coltivare la pace

“La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare”. Il monito di Mario Rigoni Stern, scrittore italiano al fronte, è parola viva nel cuore della Romagna, teatro strategico della Seconda guerra mondiale durante le sue ultime battute. Le cittadine della Bassa Romagna attive nella Resistenza sono infatti vittime della dura repressione nazifascista. Oggi le campagne e gli argini dei fiumi di questo territorio, disseminati di lapidi e cippi commemorativi, costituiscono tratti distintivi di un paesaggio che non dimentica, ma sa infondere pace e serenità.

Punto di partenza di un percorso dal forte valore storico e umano è Cotignola, “città dei Giusti”, dove tra il 1943 e il 1945 diverse famiglie di ebrei si salvano dalla persecuzione razziale grazie alla collaborazione dell’intera cittadinanza. Nel Museo Varoli troviamo la ricostruzione dell’intera vicenda, mentre in Piazza Amendola il murale “Distributore non automatico di coraggio” ricorda alcuni protagonisti dei 145 giorni in cui il fronte staziona sulle sponde del fiume Senio.

Ad Alfonsine si trovano il Museo della Battaglia del Senio con sale immersive, cimeli e testimonianze del passaggio del fronte sul fiume e l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Ravenna con il suo importante archivio di documenti, periodici e la biblioteca storica. Nella vicina Conselice il Monumento alla stampa clandestina e alla libertà di stampa celebra il fondamentale ruolo giocato da questa cit tadina nell’informare la popolazione su quanto avviene sul fronte del Comitato di Liberazione Nazionale.

La lunga tradizione di lotte popolari e antifasciste di Massa Lombarda trova rappresentanza nel Monumento ai caduti partigiani, situato nel centro cittadino, mentre a Sant’Agata sul Santerno le lapidi ai caduti santagatesi ricordano le vittime dei due conflitti mondiali del Novecento. A Lugo, all’ingresso della Rocca Estense, sono poste la lapide dedicata a Carlo Landi “Matto”, giovane partigiano ucciso dai nazifascisti, e la lapide che testimonia la deportazione degli ebrei del ghetto. Altri luoghi, come Bagnacavallo, Fusignano e Bagnara di Romagna, conservano testimonianze del periodo bellico nei monumenti dedicati e nei giardini.

Crediti fotografici

1. La stele del superamento del Senio a Fusignano, arch. Unione dei Comuni della Bassa Romagna
2. Salumi di Mora Romagnola, arch. Unione della Romagna Faentina
3. La Rocca di Lugo, arch. Unione dei Comuni della Bassa Romagna
4. Il Distributore non automatico di coraggio a Cotignola, arch. Unione dei Comuni della Bassa Romagna
5. Il Monumento alla stampa clandestina e alla libertà di stampa a Conselice, arch. Unione dei Comuni della Bassa Romagna

Nel piatto – I salumi della Romagna

Tra i prelibati salumi romagnoli spiccano quelli prodotti dal suino di razza Mora Romagnola, antico suide di origine locale con notevoli doti di rusticità e frugalità diffuso fino a metà del secolo scorso prima di essere salvato dall’estinzione all’inizio degli anni ’90. Le sue carni molto saporite, oltre che per il consumo fresco, vengono lavorate in modo tradizionale per ottenere prosciutto, salame e coppa di grande pregio.

Tipico del territorio di Russi è il Bél e còt. Pur avendo l’aspetto di un cotechino, si tratta in realtà di un tenero insaccato che si produce con carne muscolosa di maiale e cotica. Le carni vengono condite con sale grosso, pepe, chiodi di garofano, cannella, noce moscata e zucchero. Si gusta specialmente durante la Festa della Madonna dei Sette Dolori, in programma la terza domenica di settembre, quando a venderlo sono i negozianti della città. Lo si acquista già cotto, da qui deriva il suo nome dialettale.

Nel calice – Il Bursôn

Negli anni Cinquanta, a Bagnacavallo, i Longanesi scoprono un’uva abbarbicata a una quercia e la salvano dall’estinzione, piantando il primo vigneto e favorendo la sua diffusione. Per questo merito il vitigno viene chiamato Uva Longanesi e il vino prodotto Bursôn, soprannome dialettale con cui è nota la famiglia. Nel 1999 l’Uva Longanesi viene iscritta nell’albo dei vigneti e dal 2007 entra nella Igt Ravenna.

Il Bursôn è un vino rosso con profumi e sapori del sottobosco delle pinete ravennati in cui il vitigno è sopravvissuto per anni. Ha buona morbidezza, grande struttura e un tannino ben presente affinato da un passaggio in legno. Prodotto in due versioni, etichetta blu ed etichetta nera, nella seconda il 50% delle uve raccolte viene fatto appassire. A tavola si sposa bene con piatti di cacciagione, carni rosse, arrosti, tartufi e formaggi stagionati.

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