Tra i siti del bene Unesco “Carsismo nelle evaporiti e grotte dell’Appennino Settentrionale”
Dalla valle del Sillaro fino a Brisighella, nella valle del Lamone, si distende un’area naturale dallo straordinario valore geologico, biologico, archeologico, storico e culturale, un sito incluso nel bene seriale “Carsismo nelle evaporiti e grotte dell’Appennino Settentrionale” riconosciuto nel settembre 2023 dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale. È la Vena del Gesso Romagnola, il più lungo e imponente rilievo gessoso d’Italia, che si sviluppa per 25 km con una larghezza variabile fino a 1 km, interrompendo bruscamente i dolci profili collinari e dando vita a un paesaggio dall’aspetto unico.
La genesi dell’area risale a circa sei milioni di anni fa, quando per cause climatiche e geologiche il bacino del Mediterraneo si trasforma in una vasta salina e la progressiva evaporazione delle acque di mare porta nel tempo alla deposizione di spessi strati di gesso selenitico, rappresentativi di periodi aridi, alternati a sottili strati di argille bituminose, caratteristici di periodi più umidi.
Percorrendo a piedi o in mountain bike i sentieri del Parco, di diversa lunghezza e difficoltà, a ogni svolta si aprono suggestivi scorci sugli affioramenti gessosi e su morfologie carsiche epigee e ipogee come doline, inghiottitoi e grotte. Alcune delle oltre duecento grotte presenti si possono esplorare accompagnati da esperte guide speleologiche, tra queste la Grotta del Re Tiberio a Riolo Terme, vicino alla quale sorge un interessante Centro Visite sul Carsismo e la Speleologia, e le grotte Tanaccia e Ca’ Toresina a Brisighella.
In quest’ultima località meritano una tappa il Centro Visita e rifugio Ca’ Carnè, il Museo Geologico all’aperto del Monticino e la vetta di Monte Mauro, la più elevata della Vena del Gesso Romagnola (515 m s.l.m.), con tre cime incastonate in un selvaggio sistema di rupi e doline ricoperte da una fitta vegetazione. All’interno del Parco, a Casola Valsenio, si trova il Giardino delle Erbe “Augusto Rinaldi Ceroni” con oltre 480 specie di piante officinali utilizzate in cucina, medicina e cosmesi fin dal basso Medioevo.
Crediti fotografici
1. Ulivi e Monte Mauro, Francesco Grazioli, arch. Ente Parchi e Biodiversità Romagna
2. Olio extravergine d’oliva Brisighella Dop, arch. Unione della Romagna Faentina
3. Il Giardino delle Erbe a Casola Valsenio, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
4. Visita alla Grotta del Re Tiberio, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
5. La Vena del Gesso Romagnola, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
Nel piatto – L’olio extravergine d’oliva Brisighella DOP
Capace di conquistare l’alta cucina, il “Brisighella” è stato il primo olio extra vergine italiano a ottenere la Denominazione di Origine Protetta nel 1996. Ha un colore verde smeraldo con riflessi dorati, un profumo fruttato di oliva con note di carciofo, erba appena tagliata e pomodoro e un sapore inconfondibilmente aromatico con leggere note piccanti e amare.
Si ottiene da olive della varietà Nostrana di Brisighella, raccolte direttamente dall’albero nel periodo compreso fra l’inizio dell’invaiatura e il 20 dicembre. L’area amministrativa di produzione comprende i comuni di Brisighella, Faenza, Riolo Terme, Casola Valsenio e Modigliana.
Nel territorio di Brisighella la coltivazione dell’ulivo risale ai tempi dell’antica Roma. Oggi, in un paesaggio collinare caratterizzato dalla presenza di ulivi che si mescolano alle viti, è percorribile il Sentiero dell’Olio, un itinerario all’aperto che si snoda lungo le strade dell’areale.
Nel calice – Il Pignoletto DOC
Il Pignoletto DOC è un vino spumeggiante e versatile come la gente dell’Emilia-Romagna. Viene prodotto dal vitigno Grechetto gentile, che con buccia spessa e grappolo compatto si adatta a più tipologie di terreno.
Il territorio di riferimento del Pignoletto DOC comprende le colline di Faenza, Imola, Bologna e Modena e, in pianura, si estende da Faenza fino alla zona tra Panaro e Reno. L’area di denominazione prevede tre sottozone: Colli di Imola, Modena e Reno.
Son molto piacevoli le sue versioni leggere, fresche e spesso frizzanti delle zone di pianura e altrettanto affascinanti quelle più strutturate e dal gusto persistente tipiche delle aree collinari. Il profilo fresco e aromatico, contraddistinto da profumi di fiori e frutti bianchi, e il sorso esuberante lo rendono particolarmente adatto al momento dell’aperitivo, ma è ottimo anche con piatti di pesce, carni bianche e formaggi.
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