Seguendo Dante, i luoghi in cui nacque la Commedia immortale

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Sulle tracce del Divin Poeta

Tra i Best in travel (30 migliori itinerari al mondo) dalla guida Lonely Planet nel 2021, le Vie di Dante sono un percorso storico e naturalistico che ricostruisce il cammino compiuto dal Sommo Poeta durante l’esilio tra Firenze e Ravenna, quando scrive buona parte della Divina Commedia.

l Cammino di Dante è un itinerario che inizia dalla sua tomba a Ravenna, un tempietto in stile neoclassico eretto vicino alla Basilica di San Francesco e ai chiostri che ospitano il Museo Dantesco. Se la Biblioteca Classense custodisce una delle collezioni librarie dantesche più ricche al mondo, tracce dei personaggi e dei luoghi della Divina Commedia sono anche nei mosaici di Sant’Apollinare Nuovo, della Basilica di San Vitale e del Mausoleo di Galla Placidia, che sono di ispirazione per il poeta. Alle porte della città, a due passi dal mare, si trova la pineta di Classe, paragonata da Dante al Paradiso terrestre.

Attraversando Faenza si incontrano diversi personaggi della DivinaCommedia. Uno è San Pier Damiani, dottore della Chiesa e spirito contemplativo nel Paradiso dantesco, le cui spoglie sono conservate in Duomo. Nel nono cerchio dell’inferno è relegato invece Alberigo Manfredi, “il peggior spirito di Romagna”, reo del terribile eccidio della Castellina. Quando è cacciato dalla città, si rifugia nella Torre di Oriolo, oggi visitabile con la sua meravigliosa vista sui vigneti delle prime colline.

Altra anima presente nell’inferno dantesco è quella del feroce condottiero Maghinardo Pagani da Susinana, nel 1300 signore di Faenza, Forlì e Imola, che il poeta punisce come falso consigliere. A lui si deve la fondazione di Brisighella, ultima tappa ravennate dell’itinerario dantesco. Nel 1290 fa costruire una torre di difesa su uno sperone roccioso, dove oggi si erge la magnifica Torre dell’Orologio, che insieme alla Rocca manfrediana e al Santuario del Monticino forma i tre famosi colli di un paese medievale incantevole, riconosciuto Città Slow, Bandiera Arancione del Touring Club e inserito tra i Borghi più belli d’Italia.

Crediti fotografici

1. La Tomba di Dante, arch. Comune di Ravenna
2. Mosaici nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Saliko, arch. Open Library Emilia-Romagna
3. La Tomba di San Pier Damiani, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
4. Il Duomo di Faenza, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
5. La Rocca e la Torre dell’Orologio a Brisighella, Amatori Brisighellesi, arch. Unione della Romagna Faentina

Nel piatto – Le carni della Romagna

Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP garantisce la carne bovina fresca ottenuta dalle razze Chianina, Marchigiana e Romagnola, tra le più pregiate al mondo per la loro carne magra, saporita e a ridotto colesterolo da cui si ottiene la rinomata “fiorentina”.

L’Agnello del Centro Italia IGP indica invece la carne di agnello nato e allevato nell’Italia centrale, ottenuto da una popolazione di ovini storicamente presenti in quest’area, con specifiche attitudini, detta genericamente “appenninica”: la carne, di colore rosa chiaro, ha un’equilibrata copertura di grasso ed è molto tenera.

Diffuso in zona, il pollo romagnolo ha invece una carne muscolosa e dà il meglio di sé in umido, come nel caso del pollo alla cacciatora o del “Picet cun al patet”, ricetta della delegazione di Ravenna dell’Accademia italiana della cucina. Mentre nel territorio di Conselice i ranocchi, piatto tipico della cucina di valle, si cucinano in umido, fritti o in delicati risotti.

Nel calice – L’Uva del Tundè

Vitigno autoctono di Ravenna, con una piccola diffusione tra questo comune e quello di Russi, dal 1998 l’Uva del Tundè è iscritta al Registro Nazionale della Varietà di Vite, ma le sue origini sono anteriori. Dal 1932 al 1956, infatti, Primo Tondini esegue diverse prove sperimentali di nuove cultivar di uve rosse, attraverso un procedimento sconosciuto a terzi, che portano alla creazione di questo vitigno, il cui nome in dialetto romagnolo significa proprio “Uva del Tondini”.

L’Uva del Tundè dà vita a un vino di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. A profumi intensi di amarena, ciliegia, marmellata di frutti di bosco, ravvivati da note speziate di vaniglia e tabacco, corrispondono un gusto amarognolo e leggermente astringente, un buon corpo e un finale equilibrato. A tavola l’abbinamento migliore è con formaggi stagionati, salumi, selvaggina e carni rosse.

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