Due ruote, mille avventure
Ridenti colline costellate da borghi antichi e vigneti, salite e discese che si insinuano tra vallate incontaminate, panorami affascinanti che fanno capolino a ogni curva. In queste terre baciate dal sole, tra valichi impervi o dolci pendii, la bicicletta non è un semplice mezzo di trasporto. E’ il modo migliore per affrontare la vita, gustando le bellezze della natura e della storia mentre il vento scompiglia i capelli.
Dalla Via Emilia ai crinali dell’Appennino si apre un’area cicloturistica dalla formidabile varietà di percorsi e paesaggi. Amatori, professionisti e cultori delle due ruote possono trovare decine di itinerari di diversa lunghezza e difficoltà da godersi in sella a bici da corsa, da trekking, gravel o mountain bike. Strade a basso traffico, percorsi ad anello, tracciati su asfalto e off road attraversano i comuni di Faenza, Castel Bolognese, Brisighella, Riolo Terme e Casola Valsenio regalando emozioni uniche.
Così la Ciclovia dei Gessi e la Corolla delle Ginestre all’interno del Parco della Vena del Gesso romagnola si snodano tra boschi, musei geologici open air e zone carsiche di grande suggestione. Il Circuito permanente dei Mondiali di Ciclismo 2020 con l’affascinante Cima Mazzolano si collega alla vicina Imola, sede dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, costeggiando maestosi calanchi e ordinati filari di Sangiovese. Mentre la Ciclovia di Dante rivela su dolci colline alcuni scorci significativi della narrazione errante del Sommo Poeta.
Ma sono davvero tanti gli itinerari per le due ruote che solcano questo territorio straordinariamente ricco di perle naturali, tipicità enogastronomiche ed emergenze culturali. Tra queste ultime non si può non citare il Cardello di Casola Valsenio, casa natale dello scrittore Alfredo Oriani, tra i padri fondatori del turismo in bicicletta. Qui è conservato il mezzo con cui nel 1897 pedalò a lungo in solitaria tra Romagna e Toscana per poi scrivere nel 1902 La bicicletta, tra i libri più belli dedicati al ciclismo.
Crediti fotografici
1. Percorso Romagna4Bike, Monte Mauro, Riolo Terme, arch. Imola Faenza Tourism Company
2: Piadina romagnola, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
3. Un calice di Romagna Sangiovese Doc, arch. Strada del Sangiovese
4. La bicicletta di Alfredo Oriani a Il Cardello, arch. Imola Faenza Tourism Company
5: Percorso a Brisighella, Luca Casadei, arch. Strada del Sangiovese
Nel piatto – La Piadina Romagnola IGP
A cucinare una prima versione rudimentale di piadina sono gli Etruschi, pionieri nella coltivazione e lavorazione dei cereali e nella produzione di sfarinate, semplici sfoglie ottenute dall’impasto di diverse farine e acqua, poi cotte su lastre di pietra roventi. Anche se il termine “pieda” si diffonde già in epoca bizantina, è il poeta Giovanni Pascoli che ufficializza il nome “piada”, definendola alimento antico “quasi quanto l’uomo” e “pane nazionale dei Romagnoli”.
Nei secoli, a seconda delle aree, la piadina assume composizione e spessore differenti. Oggi sono quattro gli ingredienti base – farina di grano tenero, acqua, sale e grassi – e si distingue una piadina più sottile nell’area riminese e di spessore maggiore man mano che ci si sposta verso la Bassa Romagna. Le farciture più frequenti sono con erbe cotte, salumi di suino, formaggi freschi e verdure grigliate.
Nel calice – Il Romagna Sangiovese DOC
Un antico atto notarile del 1672 ritrovato nell’Archivio di Stato di Faenza è il primo documento conosciuto dove si trova il nome Sangiovese. La proprietaria del podere Fontanella, situato a 400 metri s.l.m., cede in affitto una vigna al parroco di Pagnano: tre filari di Sangiovese posti vicino a casa.
Oggi il Romagna Sangiovese DOC è frutto eccellente dei Sangiovesi prodotti in 16 diverse sottozone che vanno da Imola ai colli riminesi. Le sottozone, riunite nel marchio collettivo “Rocche di Romagna”, sono ambiti di produzione della zona tipica, che esprimono nei vini sfumature diverse, tutte da assaporare.
Le caratteristiche del “Sanzves” richiamano lo spirito delle genti di Romagna: un carattere schietto e ruvido, ma al contempo delicato e aperto. Il Romagna Sangiovese si accompagna bene a carni rosse, selvaggina e piatti di pasta fresca romagnola, come i cappelletti o i tortelloni al ragù, oppure a formaggi stagionati.
This post is also available in: English (Inglese)