Un giorno da re, in viaggio tra castelli e torri medievali

Un giorno da re, in viaggio tra castelli e torri medievali

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Custodi di leggende e teatri di contese secolari

C’era una volta, in un castello fatato, una bellissima principessa oppure un re, forse un mago o addirittura un drago. Quante volte da bambini, ascoltando una favola, ci siamo lasciati trasportare in paesaggi incantati abitati da personaggi affascinanti? All’ombra di torri medievali, attraversando ponti levatoi e indossando con un pizzico d’immaginazione vestiti d’epoca, possiamo visitare in provincia di Ravenna alcune tra le più belle roccheforti dell’Emilia Romagna. Scrigni di inestimabili patrimoni d’arte e leggende del passato o teatri di contese secolari, all’interno delle loro mura custodiscono pagine di storia dal valore universale.

Se la Rocca di Riolo Terme racconta la vita e gli amori di Caterina Sforza attraverso la realtà interattiva, a Casola Valsenio la Rocca di Monte Battaglia, porta d’accesso alla pianura padana anche durante la Seconda guerra mondiale, testimonia le lunghe lotte per il controllo del territorio compreso tra Imola, Faenza e l’Appennino tosco-romagnolo. Pregevole esempio di arte bellica del Medio Evo è la Rocca dei Veneziani su uno dei tre pinnacoli rocciosi che dominano Brisighella; con uguale vocazione militare sorge sulle prime colline di Faenza la Torre di Oriolo.

Scendendo in pianura, a Castel Bolognese il perimetro dell’antica rocca è oggi cornice maestosa di una parte del borgo, mentre a Solarolo la cinta muraria manfrediana e la possente Porta del castello testimoniano la posizione strategica del borgo. Memoria e racconti della Bassa Romagna e dei suoi grandi personaggi sono custoditi nella meravigliosa Rocca Sforzesca di Bagnara, unico esempio di castrum medievale ancora completo della pianura emiliano-romagnola. Particolarmente suggestiva è la Rocca Estense di Lugo con un grande giardino pensile, collegato al cortile del castello, che si affaccia sul centro storico.

Costituiscono tappe d’interesse anche la Torre civica di Conselice, quella di Bagnacavallo che fu prigione del brigante più famoso della Romagna, Stefano Pelloni detto “il Passatore”, e la Torre d’Acuto di Cotignola, opera del condottiero inglese Sir John Hawkwood. A Massa Lombarda spicca la settecentesca Torre dell’Orologio, opera di Cosimo Morelli e, a Sant’Agata sul Santerno, ciò che resta della medievale cinta muraria è la “porta” nota come Torre della “campana della ragione”, che pare porti fortuna a chi l’attraversa durante i rintocchi.

Crediti fotografici

1. Turisti alla Torre dell’Orologio di Brisighella, arch. Strada del Sangiovese
2. Lo Squacquerone di Romagna Dop, arch. APT Servizi Emilia-Romagna
3. La Torre di Oriolo dei Fichi, Fabio Liverani, arch. Unione della Romagna Faentina
4. La Rocca Sforzesca di Bagnara, arch. Unione della Romagna Faentina
5. La Rocca di Riolo Terme, arch. Unione della Romagna Faentina

Nel piatto – I formaggi della Romagna

Lo Squacquerone di Romagna DOP è il prodotto caseario più famoso del territorio. Formaggio a pasta molle a maturazione rapida, ottenuto da latte vaccino intero con l’aggiunta di fermenti lattici, ha un sapore gradevole con una punta acidula, un aroma delicato tipicamente di latte con una nota erbacea e una consistenza morbida e cremosa. Tipicamente spalmato sulla piadina, si sposa bene con miele, marmellate e fichi caramellati ed è usato anche come ripieno o condimento per la pasta.

La provincia di Ravenna rientra poi nell’area di produzione del Grana Padano Dop, formaggio di latte di vacca, semigrasso, a pasta cotta e a lenta maturazione. Da latte ovino e caglio naturale nasce invece il Pecorino del Pastore, protagonista di molte preparazioni in cucina. Semi-fresco è usato come formaggio da tavola spesso insieme alle pere, stagionato è una valida alternativa al Grana.

Nel calice – Romagna Pagadebit DOC

Il nome di questo vino deriva dalla produttività e resistenza del Bombino Bianco, che in passato consente ai mezzadri di pagare i propri debiti anche nelle annate peggiori. Vicino alla scomparsa a metà degli anni ’60, questo vitigno rinasce nel decennio successivo, ottenendo nel 1988 la certificazione DOC. In provincia di Ravenna è presente nella fascia collinare nei Comuni di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza e Riolo Terme.

Oggi il Pagadebit, vinificato secco sia fermo che frizzante, è un vino con gradevoli profumi floreali, delicate note erbacee e un sapore prevalentemente asciutto. A tavola si abbina con piatti non troppo strutturati, in particolare a base di pesce della riviera, ma si sposa bene anche a zuppe, creme vellutate, paste in bianco e con condimenti di stagione, frittate alle erbe e piadina con salumi.

This post is also available in: English (Inglese)

Ascolta la lettura della pagina

Evidenzia o seleziona il testo per ascoltare i contenuti testuali del sito.
Premi PLAY o PAUSA nel piede del sito.